Una affermazione che lascia molto pensare e fantasticare è quella di Rosalind Picard, direttore del gruppo di Affecting Computing del MIT. In un’intervista definì l’affective computing o “calcolo affettivo” come “il settore che si occupa dei calcolatori in grado di riconoscere, esprimere e generare progressivamente emozioni umane”, aggiungendo inoltre che “esso include l’assegnazione alle macchine di abilità di intelligenza impressionabile”. Picard non esclude infine anche l’ipotesi che un giorno, determinate “risposte oggettive e standardizzate, potrebbero definire dei comportamenti superiori a quelli umani”.

L’affective computing è un settore di studio molto vasto e può essere suddiviso in 4 dimensioni applicative:

  • Emotion Expression o Espressione emotiva: si interessa alla realizzazione di agenti di interfaccia in grado di riprodurre le espressioni emotive, comunicare dunque emozioni attraverso, principalmente, la rappresentazione di volti digitali che imitano i caratteri salienti dell’espressione emotiva umana. Lo scopo di questo tipo di interfacce non è quello di dotare la macchina di emotività bensì di far sì che l’attribuisca alle stesse;
  • Emotion Recognition o Riconoscimento emotivo: lo scopo di questi prodotti dell’affective computing è quello di riconoscere lo stato emotivo dell’utente per eventualmente adattarvisi ottimizzando l’esecuzione di compiti, in relazione all’influenza che lo stato emotivo esercita sull’agente umano;
  • Emotion Manipolation o Manipolazione emotiva: questa linea di ricerca è mirata a studiare i modi con cui è possibile influenzare lo stato emotivo dell’utente nell’ambito dell’interazione con la macchina (Affect interaction);
  • Emotion synthesis o Sintesi emotiva: Questa è la dimensione dell’affective computing più complessa. A questa si orientano gli studi sulla mente allo scopo di dotare un calcolatore di intelligenza emotiva rendendolo dunque in grado di “sentire” emozioni.

Ogni individuo quando si affaccia su questo mondo si chiede sempre se un giorno le macchine saranno in grado di provare emozioni e se queste emozioni bisogna considerarle reali o semplicemente una simulazione del comportamento dell’uomo.

Domande che fanno ancor più pensare sono le seguenti: la veridicità delle emozioni è legata alla natura organica dell’uomo? Se così cosa si può pensare delle macchine formate da componenti organiche e degli uomini a cui sono state sostituite parti del corpo con protesi inorganiche?

Le emozioni ed i sentimenti sono legati forzatamente ad una mente biologica e c’è qualcosa in più in tutti noi da renderci speciali?

 

Riferimenti

Wikiperia: Rosalind Picard

Wikipedia: Affective Computing

Articolo “Intelligenza Artificiale, tra emozioni e sentimento.” del Blog oloscience.com