Tim O'Reilly
Tim O’Reilly

La facilità nel creare siti sul web, il crescente numero di utenti, le nuove tecnologie e la necessità dello scambio di contenuti sempre più multimediali, uniti all’istinto umano di collaborazione e il bisogno di conoscere e di far conoscere, creavano le basi per un nuovo modo di vedere il web, un suo nuovo utilizzo, si potrebbe quasi definire una nuova epoca, quella del web 2.0.

Prima che il termine fosse coniato nel 2004 da Tim O’Reilly, per indicare questa nuova generazione del web, c’è stato un periodo intermedio, che separa il web 1.0 dal 2.0, breve ma colmo di novità ed avvenimenti che hanno reso possibile il passaggio.

La voglia di lasciare una traccia di se nel web o crearsi un proprio angolo nel quale si può comunicare con altri ha dato vita ai blog. La crescente collaborazione per la realizzazione di un patrimonio culturale collettivo ha dato origine ai primi wiki. Questo spirito collaborativo si è affiancato alla già esistente filosofia dell’open source, cioè quella del codice libero ed accessibile a tutti, nasce così anche l’idea delle Web API, librerie di codice che permettono di sfruttare servizi offerti da applicazioni web. Nascono siti che permettono agli utenti di inserirsi in gruppi di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari: i social network.

Per soddisfare il crescente bisogno della comunicazione si diffondono innumerevoli applicazioni web per la messaggistica istantanea, per le chiamate vocali tramite Internet (VoIP), per le videoconferenze, per strumenti di condivisione di risorse tramite internet e molto altro.

Poi c’è stato il boom in crescendo di tutto questo: il web non è più una libreria dove si possono solo sfogliare i siti, ma è una piattaforma dove è possibile interagire sia con i contenuti e sia con gli altri utenti. Al centro del web è ora visto lo stesso utente e tutto è sviluppato per facilitargli l’uso. Si diffonde il dovere di dare agli utenti la possibilità di fare tutto usufruendo di servizi provenienti dal web, nascono così le applicazioni web-based di qualsiasi genere e per qualsiasi campo ed anche il concetto di “Software as a Service” (SaaS) e “clouding”.

Si è pensato, con il diffondersi della condivisione e il riuso del codice, di reimpiegare anche servizi esistenti facendoli collaborare fra di loro per crearne dei nuovi, questa è l’idea di base dei mashup e widget.

Con l’aumento delle potenzialità offerte dalla tecnologia, il formato dei contenuti che viaggiano in rete si sposta sempre verso la multimedialità, cominciando così a diffondere lo streaming e, successivamente, il podcasting audio e video. E quindi sono richieste nuove tecniche per facilitare lo scambio di informazioni tra client e server, come AJAX, e solidi protocolli di comunicazione su cui il W3C ha lavorato e sta lavorando, come REST e SOAP.

Fino ad oggi sono nati innumerevoli siti che appartengono alla nuova generazione del web 2.0: social network come Facebook, MySpace, Twitter, Bebo, Yahoo! 360, Tagged, LiveJournal, Orkut; wiki come Wikipedia; piattaforme per blog, come Blogger e Typepad; siti per la condivisione di video, YouTube, e molto altro ancora.

Nel web 2.0 si è cercato di dare anche un significato ai contenuti associando ad essi delle informazioni (metadati) in modo tale da migliorare le ricerche, introducendo le basi per il web semantico. Oggi il significato ai documenti viene dato dagli utenti utilizzando la tecnica della folksonomia, tecnica prettamente del web 2.0. Ma l’idea di questo nuovo web viene dall’ormai famoso Tim Berners-Lee, prima che tutto questa evoluzione interminabile avesse avuto inizio.

Il web semantico, oggigiorno si identifica nel web 3.0, che quindi esiste prima della versione 2.0, almeno idealmente. Quest’ultima versione che ormai ha già gettato le sue basi su cui crescere, prevede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per poter dare la possibilità di interagire con il web con un linguaggio naturale ed interrogare i motori di ricerca per poter accedere in un immenso ed unico database della rete. Nel nuovo web è già possibile intravedere il web 3D, che con l’utilizzo di librerie open source, come OpenGL, permette di realizzare librerie di oggetti 3D interattivi da poter aggiungere a pagine HTML.
Siamo ormai ad un passo dalla nuova era: il web 3.0.