L’uomo è in grado di unire l’astratto al concreto grazie ai propri sentimenti, di provare emozioni che esprime in tutte le possibili forme di arte, di uscire dagli schemi della logica e rischiare anche se si va incontro ad un fallimento. Questo è ciò che rende speciale ed unico il comportamento umano che lo contraddistingue da quello degli animali ed ancor di più dalla pura logica delle macchine.

L’arte, come musica e pittura, riescono ad andare oltre e permettono di spezzare i legami con il mondo rigido della logica e della razionalità lasciando pensare che sono cose che nascono dal cuore piuttosto dal cervello, dall’intuizione piuttosto dalla ragione.

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In questa società, che porta a scelte basate sempre più sulla logica ed il ragionamento trasformandoci tutti noi in automi, sorge spontanea una domanda:

Può un computer diventare come noi? Avere stati mentali e provare emozioni?”

Nel 1985 Marvin Minsky nel libro “La società della mente” scrisse:

“Non dobbiamo chiederci se le macchine intelligenti possano avere delle emozioni, ma se tali macchine possano essere intelligenti senza di esse”.

E da questa affermazione viene anche da chiedersi cosa diventeremmo noi senza le nostre emozioni.

Nel caso umano viene denominata “sindrome frontale”, o più comunemente nota come “sindrome di Damasio”, una particolare patologia in cui l’individuo, che ne è soggetto, è in grado di superare delle prove di intelligenza con eccellenti risultati ma senza contemporaneamente provare alcuna sensazione. Queste persone effettuano le proprie scelte basandosi solo sulla logica senza l’intervento delle emozioni. Nel caso in cui il loro ragionamento porta ad un risultato errato, trovandosi di fronte allo stessto problema eseguiranno le stesse scelte logiche e non cercaranno un’altra soluzione, come farebbe ogni “normale” uomo.

Questa particolare patologia e invece il modo di funzionare degli automi di oggi che seguono un particolare programma che ha un determinato flusso di lavoro e scelte già reimpostate o insegnate tramite le tecniche di intelligenza artificiale.

Per superare questo limite dei computer è nato un particolare ramo dell’intelligenza artificiale che si propone di dare la possibilità agli automi di riconoscere ed esprimere sensazioni o emozioni. Questo ramo è l’Affective Computing.